Traduzione
di: Silvia Scuotto
Originally
appeared on: The New York Times, by Ann Mahhttp://www.nytimes.com/2016/01/17/travel/elena-ferrante-naples.html?smid=fb-nytimes&smtyp=cur&_r=0
Il Vesuvio si staglia su Napoli. La città è lo sfondo dei quattro romanzi best seller di Elena Ferrante. |
Il centro storico di
Napoli è intriso del fascino del vecchio mondo - bucato sbiadito
steso tra gli edifici, pescherie che rovesciano vasche di vongole e
anguille sul marciapiede, pasticcerie nascoste nei pressi di chiese
rinascimentali.
Ma io stavo cercando
qualcos'altro. Ero arrivata a Napoli senza una guida o anche una
mappa, alla ricerca di un quartiere scapigliato di "muri
scrostati" e "porte graffiate", dove la "grigia
miseria" degli edifici si scontrava con la passione e la
repressione dei personaggi della scrittrice Elena Ferrante. Armata
solo della sua serie di romanzi napoletani, ero alla ricerca di una
città che - attraverso i quattro pesanti volumi, best seller sia
negli Stati Uniti che in Italia - era diventata essa stessa un
personaggio: pericolosa, sporca e seducente, il luogo che tutti
anelano di lasciarsi alle spalle, e il luogo non possono scuotere.
Come ho potuto scoprire
durante una visita nel mese di settembre, la serie di libri ha offerto una panoramica unica di questa città complicata, portandomi
lontano dai luoghi turistici più famosi e aiutando a spiegare le
divisioni sociali, economiche e geografiche della città. Vedere la
Napoli della signora Ferrante è vedere Napoli come un nativo.
Spaccanapoli divide Napoli a metà |
Elena Ferrante è lo
pseudonimo dell'autrice di sette libri, in particolare dei romanzi
napoletani – ritratti grintosi e inflessibili di un'amicizia
femminile ambientata in un contesto di sconvolgimenti politici e
sociali in Italia dagli anni 50 ad oggi. Fin dalla pubblicazione nel
2012 del primo libro della serie, "L'amica geniale", la
signora Ferrante è diventata uno dei più grandi enigmi della
letteratura moderna – avversa ai media e fermamente anonima. Anche
il sesso dell'autrice è stato motivo di speculazione; la biografia
ufficiale della casa editrice, tuttavia, si riferisce a lei come una
donna, e offre un unico dettaglio personale: "Elena Ferrante è
nata a Napoli".
Il quartetto di romanzi -
che comprende anche "Storia di un nuovo cognome", "Storia di chi fugge e di chi resta" e "Storia della bambina perduta" - ripercorre la vita di Elena Greco e Raffaella
Cerullo, due ragazze di un triste rione di Napoli, un quartiere
caratterizzato da povertà, vendette mafiose, e violenza. Nate a
qualche settimana di distanza, nell'agosto del 1944, le ragazze - che
si chiamano l'un l'altra Lenù e Lila - sono migliori amiche e feroci
rivali, che si spronano a vicenda per ottenere il più brillante
rendimento scolastico.
Lenù, prudente e
coscienziosa, alla fine fugge dal quartiere per mezzo dello studio
diligente (e scambia il suo soprannome d'infanzia per il suo nome di
battesimo, Elena). Lila, impulsiva e audace, divampa attraverso la
vita, gli occhi socchiusi come spiragli, una "ragazza terribile,
abbagliante", che spinge Lenù ad atti audaci - come nel giorno
in cui la coppia salta la scuola e, per la prima volta nella loro
giovane vita, cercano di "attraversare i confini del quartiere"
alla scoperta di una presenza invisibile, "una vaga memoria
blu": il mare.
Mentre passeggiavo a
ovest, lungo una stradina del centro storico, gli occhi accecati dal
sole del tardo pomeriggio, con una serie di edifici ravvicinati a
orlare la vista del cielo e gli odori della cucina, il mare si
sentiva davvero lontano. La mia amica, Paola, mi ha detto: "Questa
la chiamiamo Spaccanapoli. Significa Napoli divisa a metà".
Come molte antiche città
romane, mi ha spiegato, Napoli era stata pianificata lungo decumani
paralleli, strade con un orientamento est-ovest. Questa particolare
strada attraversa il cuore della città. "Più a est si va",
ha detto Paola, una napoletana nativa, "più poveri sono i
quartieri".
Ho camminato per un
isolato o due, e il Golfo di Napoli mi è balenato davanti, tutto
turchese scintillante. Era plausibile che a 10 anni Lenù e Lila
avessero passato tutta la loro vita senza intravedere la
caratteristica distintiva di questa città portuale? La risposta, lo
sapevo, si trovava oltre il quartiere turistico, per le strade
squallide del loro rione.
Con l'aiuto di Irene
Caselli, una giornalista originaria di Napoli, ora con sede a Buenos
Aires, mi ero avvicinata a identificare il loro quartiere: era quasi
certamente il Rione Luzzatti. Però, mi ha messo in guardia: "Ha
una reputazione pericolosa, degradante. Non ci andare dopo il
tramonto. Non camminare da sola".
Il Rione Luzzatti confina
a est con la stazione centrale e a nord con la prigione, Poggioreale.
"Non è così lontano", ha detto Paola - in effetti, è a
meno di 5 chilometri dal centro storico - "ma si tratta di una
distanza mentale". Considerata la reputazione della zona per il
crimine, ho assunto una guida locale, Francesca Siniscalchi, che,
come praticamente tutte le donne che ho incontrato a Napoli, è una
fan accanito della Ferrante.
Napoli ha molti quartieri, compresi i quartieri Spagnoli. |
Vagando attraverso la
città in taxi, la signora Siniscalchi mi ha mostrato i luoghi a cui
si fa riferimento nei libri: il "Rettifilo", una via
commerciale dove Lila acquista il suo abito da sposa; l'irregolare
Piazza Municipio, dove il padre di Elena lavora come usciere
comunale; il mastodontico, grigio Liceo Classico Garibaldi, il liceo
di Elena.
"La sua
interpretazione di Napoli non è solo una cartolina - è un mosaico
di emozioni forti e dirompenti", ha detto la signora Siniscalchi
dei libri. "Lei dà un'eccellente descrizione di tutte le
opportunità perse da ogni singola generazione nel sud Italia. Quando
ho finito l'ultimo libro, ho pianto".
Nel Rione Luzzatti,
abbiamo trovato un ammasso di edifici squallidi, striati di sporco,
le finestre strette coperte dal bucato come fossero tende, macchie di
erba incolta, vuoti marciapiedi cosparsi di rifiuti, nonostante il
sole di fine estate. Voci si scontravano in profondità all'interno
di uno degli appartamenti di un palazzo, suggerimento che le persone
erano in casa e, forse, ci guardavano. Il bar-pasticceria e il
calzolaio dei libri mancavano; un venditore di frutta-e-verdura
mostrava la merce da un camion piuttosto che da un carretto trainato
da un cavallo. Ma nonostante queste piccole differenze, non avevo
bisogno di alcuno sforzo di immaginazione per vedere il quartiere di
Elena e Lila. Qui, in questo "cumulo offuscato e distante"
di "indistinguibili detriti urbani", il mare mi sembrava
davvero una fantasia.
Dopo il rione, l'eleganza
patinata di Chiaia, il quartiere benestante dello shopping in città,
mi ha colpito come un colpo di bastone. Da adolescenti, la prima
incursione di Elena e Lila qui le lascia stupefatte dalle donne chic
che sembrano "aver respirato un'altra aria", scrive la
signora Ferrante, "aver imparato a camminare su aliti di vento".
Anche se la passeggiata finisce in violenza, quando un branco di
ragazzi ricchi chiama il loro gruppo "bifolchi" e segue uno
scontro sanguinoso, queste strade giocano un ruolo durante la serie -
il lussuoso yin del desolato yang del rione.
Il quartiere benestante dello shopping di Chiaia. |
Dopo aver girovagato
lungo Via Chiaia in mezzo a una folla di gente del posto alla moda,
mi sono fermata in Piazza dei Martiri a cercare Solara, il negozio di
scarpe che Lila decora con una gigantesca copia sfigurata di una sua
foto in abito da sposa, creando un'immagine artistica del suo corpo
"crudelmente affettato". Invece ho trovato una boutique di
Salvatore Ferragamo e, in tutta la piazza maestosa, la libreria
Feltrinelli, che esponeva pile di libri della signora Ferrante.
Mentre Elena e Lila
avanzano dalla giovinezza alla mezza età, si trovano ad affrontare
un periodo di tumultuosa rivoluzione sociale - femminismo radicale,
manifestazioni del 1968, amici che si dilettano nel comunismo
militante - e la loro speranza giovanile alla fine si trasforma in
disillusione. "Mi sono sentita allo stesso modo - colpevole,
autocritica", mi ha detto Anna Maria Palermo, docente presso
l'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale". Eravamo
nel suo arioso appartamento, circondato da mura di libri, pavimenti
in mattonelle di terracotta, e grandi finestre che incorniciano la
vista sul Golfo di Napoli. "Nel 1968, avevamo così tanta
sensazione di potere. Ero sicura che avremmo potuto cambiare tutto".
La signora Palermo è
nata nel 1943, un anno prima delle protagoniste della signora
Ferrante, da una famiglia borghese di Napoli. Eppure, si è
identificata con i libri. "C'è una napoletanità che taglia
attraverso i livelli sociali. Lei comunica molto bene questa cosa.
Questi romanzi vanno in profondità nelle nostre anime", ha
detto. "Sono molto legata a questa città, ma è come la sirena
di Capri - qualcosa ti incanta, ma qualcosa ti disgusta dentro",
ha detto, riferendosi alle sirene dell' "Osissea", che
ammaliavano i marinai portandoli alla morte con le loro dolci
canzoni.
Nei libri, la battaglia
di Elena e Lila contro la Camorra, l'inevitabile Mafia locale, è la
loro missione di vita, il loro più grande impegno, rappresentata
come una lotta insostenibile e senza speranza. "La Camorra è
parte della nostra storia", ha detto la signora Siniscalchi, la
mia guida. "Risale al 17° secolo. Al giorno d'oggi, è stata
addirittura collegata al governo. Crescere a Napoli è una battaglia
quotidiana".
Dalla terrazza baciata
dal sole della signora Palermo, tuttavia, la presenza persistente e
violenta della Mafia nella città sembrava una fantasia oscura e
distante. A Posillipo, un ricco quartiere residenziale che si
affaccia sul golfo, il mare è inevitabile, abbagliante da ogni
angolazione.
Ho pensato a una scena
nel terzo libro della serie, "Storia di chi fugge e di chi
resta", quando Elena passeggia da sola per Napoli all'alba,
riflettendo sul paesaggio della città e la sua influenza su tutta la
sua identità. "Chissà quale sensazione avrei avuto su Napoli,
su di me, se mi fossi svegliata ogni mattina non nel mio quartiere,
ma in uno di quei palazzi lungo la riva", riflette.
Davanti a me, il golfo
scintillava, una distesa ondeggiante di blu ricoperto dalla massa
incombente del Vesuvio. Da qui, il rione era completamente scomparso.
---
Ann Mah, che contribuisce frequente alla sezione Viaggi, è l'autrice di
"Mastering the Art of French Eating".
Una versione di questo
articolo appare in stampa il 17 gennaio 2016, a pagina TR1
dell'edizione di New York con il titolo: Elena Ferrante’s Naples,
Then and Now