Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: The New Yorker, by The New Yorker
http://www.newyorker.com/books/page-turner/what-were-reading-this-summerOriginally appeared on: The New Yorker, by The New Yorker
Credit PHOTOGRAPH BY DENNIS STOCK / MAGNUM |
Lascio New
York per la West Coast ogni estate, e mi piace portare almeno una
parte delle mie letture estive anche dall’altro lato del
Mississipi. C’è un sacco di scrittura cosiddetta regionale davvero
meravigliosa là fuori a occidente, in gran parte sottovalutata -
come la mia migliore scoperta della scorsa estate, “The Meadow”
[N.d.T.1] di James Galvin, un’adorabile storia-in-forma-di-romanzo
lunga un-centinaio-di-anni riguardo un piccolo lembo di terra nel sud
del Wyoming. Questa estate ho intenzione di rivisitare John Muir, per
qualcosa che sto pensando di scrivere su Yosemite, e sono anche in
attesa di “Gold Fame Citrus”, l’imminente romanzo di Claire
Vaye Watkins, della quale ho ammirato la collezione di racconti del
2012, “Battleborn” [N.d.T.2]. E su una nota non-occidentale (se
non in senso canonico di occidentale), spero di leggere finalmente un
libro a cui sto girando intorno da un po’: “Il segreto nella
parola” di Frank Kermode, un’indagine sull’interpretazione
della narrativa.
Ho anche
intenzione di fare un po’ di ascolto questa estate. Escluso il caso
di un viaggio in auto attraverso lo stato all’inizio dei vent’anni,
non mi sono mai avvicinata agli audiolibri, ma ultimamente ho optato
per loro per risolvere un problema molto specifico: cosa fare di
tutti quei libri che ho letto quando ero troppo giovane e mi
piacerebbe incontrare di nuovo da adulta? Praticamente tutte le mie
ore di lettura sono limitate, ma di recente ho capito che ci sono
sempre piccoli angoli di potenziale tempo di lettura intorno ai bordi
di ogni giorno - purché io non abbia bisogno di mani o di occhi.
Quindi audiolibri, e l’esperienza a-me-nuova di una lettura
diversa. Avendo letto tutto ciò che ho letto di letteratura russa
quando ero troppo giovane, di recente ho riscoperto “Anna Karenina”
e “La morte di Ivan Il’ič” in questo modo, e mentre non sono
sicura di come mi sarei sentita se non avessi già letto quei libri
in forma cartacea, sono rimasta sorpresa da quanto mi sia piaciuto, e
da quanto sia un’esperienza diversa e interessante rispetto alla
lettura su pagina. Nel frattempo, mi ha anche ricordato perché mi
sia sempre piaciuto più Dostoevskij ripetto a Tolstoj, quindi lui
sarà il prossimo.
—Kathryn
Schulz
*
L’estate è
la stagione di vasta immediatezza - imparare i ritmi della
conversazione in una città lontana, sentire pietre calde sulle gambe
nude in un terreno estraneo, o appisolarsi all’aperto, con il sale
sulla pelle, alcune sere nel fine settimana - così mi è sembrato il
tempo perfetto per recuperare “Alexandrian Summer” [N.d.T.3] del
romanziere egiziano-israeliano Yitzhak Gormezano Goren, pubblicato
originariamente nel 1978, in ebraico, e solo ora tradotto in inglese.
Il libro, basato sui ricordi di Goren quando aveva dieci anni
nell’estate del 1951, poco prima che la sua famiglia si trasferisse
in Israele, aiuta a mostrare perché l’Alessandria del dopoguerra
ispiri nostalgia e bramosia apparentemente in tutti quelli che la
conoscevano. Concentrandosi sulle vite intrecciate di un paio di
famiglie, Goren traccia il groviglio cosmopolita di fedi e culture
della città, senza perdere di vista le comiche inflessioni interne
che coltivavano. Il risultato è ciò che dovrebbe essere una lettura
estiva: veloce, spensierata, viscerale, e un po’ lasciva. Ho
apprezzato la traduzione piacevole di Yardenne Greenspan, e questa
prima edizione inglese presenta un’introduzione sognante di André
Aciman, il re della nostalgia alessandrina. A quanto pare è
cresciuto nella stessa strada di Goren, in un’epoca leggermente
diversa, ma non per questo meno incantata.
—Nathan
Heller
*
Il 28 luglio
1915, il presidente Woodrow Wilson inviò i marines degli Stati Uniti
ad Haiti, per tutelare gli interessi delle multinazionali americane
contro la presa di potere europea, dando inizio a un’occupazione di
Haiti che sarebbe durata diciannove anni. Durante questo periodo, il
governo degli Stati Uniti ha rimappato Haiti, riscritto la sua
costituzione, preso carico delle istituzioni finanziarie del paese, e
ha istituito il lavoro forzato. Ma non sapreste nulla di tutto ciò
leggendo libri come “The White King of La Gonave: The True Story of
the Sergeant of Marines Who Was Crowned King on a Voodoo Island”
[N.d.T.4] di Faustin E. Wirkus; o “The Magic Island” di William
Seabrook, che annovera tra le sue altre opere “Jungle Ways:
Seabrook’s Book Out of Africa” [N.d.T.5]; o “Cannibal Cousins”
[N.d.T.6] di John Houston Craige. Alcuni di questi libri, con la
sensazionale appropriazione indebita del vudù di Haiti, hanno
ispirato i primi film sugli zombie: “L’isola degli zombies”,
“Revolt of the Zombies” [N.d.T.7] e “Ho camminato con uno
zombi”. Questa estate non sto rileggendo questi libri solo perché
sono ghiotto di punizioni, ma perché mio nonno era un Caco, un
combattente della resistenza contro questa occupazione, e voglio, un
centinaio di anni più tardi, cercare di farmi un’idea delle menti
di alcuni degli uomini contro i quali stava combattendo. Per
rinfrescare il palato, aggiungo “Taking Haiti: Military Occupation
and the Culture of U.S. Imperialism, 1915-1940” [N.d.T.8] di Mary
A. Renda, e un romanzo haitiano ambientato durante quel periodo, “In
the Flicker of an Eyelid” [N.d.T.9] di Jacques Stephen Alexis.
—Edwidge
Danticat
*
Quello che
farò abbastanza presto è tornare ai romanzi di Elena Ferrante. Su
suggerimento della recensione di James Wood, ho letto “L’amica
geniale” - è stato un brivido assoluto. Poi ho interrotto, mi sono
allontanata e ho letto alcune altre cose. Ora ho intenzione di
risalire sul treno. È incredibile quanti libri ci siano, che sono
migliori di quelli che avete letto ultimamente.
—Joan
Acocella
*
Dovete dare
un’occhiata a “Saint Monkey” [N.d.T.10] di Jacinda Townsend.
Questo meraviglioso romanzo - ambientato in Kentucky poco prima che i
diritti civili facessero a pezzi Jim Crow - traccia la vita di due
giovani donne di colore, entrambe straniere, entrambe alla ricerca, e
l’amicizia spinosa che le tiene insieme. E "I miei documenti"
di Alejandro Zambra. Questa dinamitica raccolta di racconti ha tutto
- Cile e Belgio, l’esilio e il ritorno a casa, Pinochet e Simon e
Garfunkel - ma quello che mi piace di più di questi racconti è la
loro inusualità, la loro intelligenza e la loro splendida onestà.
—Junot
Díaz
*
Non vedo
l’ora di leggere il quarto volume dell’epico “La mia lotta”
di Karl Ove Knausgaard ma, sebbene io sia entusiasta che il successo
dei libri sia stato un tale colpaccio per Archipelago, l’editore
americano di Knausgaard, sto aspettando di andare in Gran Bretagna
verso la fine dell’estate per comprare l’edizione britannica. Le
edizioni di Archipelago, che hanno un formato più ampio della
maggior parte dei libri, sono veramente belli da vedere. Ma quando si
tratta di leggere realmente, la lunghezza maggiore del testo mi
distrae dallo sprofondare nel libro, che è tutto quello che voglio
fare con Knausgaard. Mi dispiace, Archipelago. Forse quando farete il
cofanetto dei sei volumi - farete un cofanetto, spero! - li prenderò,
solo per amor della bellezza.
—Rebecca
Mead
*
La mia mente
quest’estate è Transcendentalista. Sto leggendo “Prosa” e
“Poesie” di Ralph Waldo Emerson, nelle nuove edizioni della
Harvard University Press; due studi di scrittori del New England le
cui carenze si possono immaginare dai titoli, ma i cui fasti sono
ovunque nelle loro frasi: “The Flowering of New England” e “New
England Indian Summer” [N.d.T.11] di Van Wyck Brooks; “Emerson
Among the Eccentrics” [N.d.T.12], un grande ritratto di gruppo di
Carlos Baker; più “Walden” di Thoreau, per la sua utilità come
guida per la foresta - e perché l’ho letto quasi ogni anno da
quando avevo quattordici anni - insieme a un libro che considero il
suo rivale più prossimo, “The Senses of Walden” [N.d.T.13] di
Stanley Cavell. La strada conduce alla strada, quindi chissà dove
porteranno tutti questi diversi percorsi.
—Dan
Chiasson
*
Spero di
finire di leggere un paio di libri che ho iniziato più di un anno fa
e non sono riuscito a finire. Il primo è “Mother’s Milk - I
Melrose” di Edward St. Aubyn, il quarto della sua serie di romanzi
su Patrick Melrose. Ho consumato i primi tre libri in pochi giorni,
di volta in volta affascinato e inorridito dal punto di vista WASP
[N.d.T.14] autolesionista e cinico di Patrick. “Mother’s Milk”,
tuttavia, inizia dal punto di vista del giovane figlio di Patrick,
uno studente delle elementari inverosimilmente consapevole, i cui
ricordi si estendono fino al grembo materno. Ho trovato il ragazzino
un po’ noioso e non ho superato la ventina di pagine. Ma di recente
sono andato avanti e ho visto che nel sesto capitolo torniamo alla
prospettiva selvaggia di Patrick, mentre lotta con prescrizioni per
sonniferi, adulterio, e il disprezzo per la madre. Perfetto per
l’estate!
Lo scorso
inverno, sono arrivato a pagina settecentocinquanta di “Guerra e
pace”, poi mi sono spento. Per sei mesi, il mio segnalibro si è
fermato ingiallendo, come un sereno rimprovero, a metà del tomo
monolitico. In realtà mi stava piacendo, quindi potrei provare a
riprenderlo - o potrei rileggere semplicemente “Anna Karenina”,
suppongo. Non molto fa, lessi “Libertà” di Jonathan Franzen, che
mi piacque anche più di “Le correzioni”: mi è sembrato un
lavoro più maturo e completo, e andrò fino in fondo ammettendo
pubblicamente che le ultime pagine mi hanno commosso alle lacrime.
Tutto questo per dire che non vedo l’ora di prendere il nuovo
romanzo di Franzen, “Purity”. [N.d.T.15]
—John
Colapinto
*
Questa
estate ho letto “Limonov” di Emmanuel Carrère e “A Norwegian
Tragedy: Anders Behring Breivik and the Massacre on Utøya”
[N.d.T.16] di Aage Borchgrevink. Mentre Carrère tratta Limonov - un
mitomane professionista e fascista-bolscevico part-time - come un
personaggio letterario spettacolare che riflette la (un po’ meno
spettacolare) storia recente della Russia, Breivik di Borchgrevink
elabora i dettagli delle sue manie in una stanza solitaria
metaforica/letterale, dalla quale emerge come assassino. Sebbene le
conseguenze delle loro odiose mitologie siano diverse, entrambe le
storie, di Limonov e di Breivik, dimostrano che il fascismo inizia
con gratuito auto-coinvolgimento.
—Alesksandar
Hemon
*
Dopo aver
tenuto una lezione sulle città e l’immaginazione americana un paio
di anni fa, mi sono reso conto che non conoscevo abbastanza la storia
della periferia, dove sono cresciuto. Così questa estate mi sto
facendo strada attraverso gli epici sette volumi di Kevin Starr
“Americans and the California Dream”. [N.d.T.17] Vagamente
correlato: sono entusiasta di leggere finalmente “Cash Crop: An
American Dream” [N.d.T.18] di Ray Raphael, un libro del 1985
vendutomi come il resoconto completo delle reticenti comunità
altamente organizzate di agricoltori freelance di marijuana del Nord
della California. (Ogni estate, sento particolarmente la nostalgia
della California, dove non prendiamo l’estate così seriamente,
essendo bel tempo tutto l’anno.)
Quando
insegno, non ho molto tempo per leggere libri che non ho intenzione
di sottolineare, quindi sto utilizzando le ferie anche per recuperare
un paio di cose divertenti: “Diary of a Madman” [N.d.T.19] di
Benjamin Meadows-Ingram e Brad “Scarface” Jordan, sulle imprese
giovanili e l’evoluzione dell’immaginazione della leggenda del
rap di Houston; “Der Klang der Familie” [N.d.T.20] di Felix Denk
e Sven von Thülen, una storia orale meravigliosa sulla caduta del
muro di Berlino e l’ascesa della cultura techno berlinese; e “Penso
quindi gioco” di Andrea Pirlo, l’autobiografia opportunamente di
classe della leggenda del calcio italiano. (Potrei non finire ognuno
di questi libri ma, nel corso dei prossimi due mesi, li porterò
certamente, come una pila, da una stanza all’altra.) Non leggo
molta narrativa durante il periodo estivo, ma intendo iniziare
“Stoner” di John Williams, un romanzo sui poteri stabilizzanti e
trasformativi della letteratura. È anche una storia tragica di come
l’amore per la letteratura non vi salverà nel mondo reale della
politica del campus, delle relazioni personali, della vita di tutti i
giorni. Un modo per ricordare a me stesso, immagino, di cominciare a
pensare i corsi del prossimo anno.
—Hua Hsu
*
Questa
estate, sto leggendo due racconti di vite lontane e tempestose del XX
secolo. “Nicolas Nabokov: A Life in Freedom and Music” [N.d.T.21]
di Vincent Giroud, cronache di una carriera surreale che per il
cugino di Nabokov, il romanziere Vladimir, sarebbe stato difficile
inventare: un compositore cosmopolita fugge dal crollo della Russia
zarista e finisce col diventare un guerriero culturale della Guerra
Fredda, organizzando feste ardite, segretamente sovvenzionate dalla
C.I.A. In ciò che equivale a una difesa a pieni polmoni di una
figura controversa, Giroud sostiene che Nabokov si approfittò
dell’isteria da Guerra Fredda più di quanto questa facesse con
lui. “Malevolent Muse: The Life of Alma Mahler” [N.d.T.22] di
Oliver Hilmes è una biografia elegante e deprimente della donna che
aveva la precoce ambizione di diventare compositore, ma che ha vinto
la fama per una notevole serie di matrimoni e relazioni - con,
variamente, Gustav Mahler, Oskar Kokoschka, Walter Gropius, e Franz
Werfel. Hilmes, che in precedenza aveva scritto una bella biografia
di Cosima Wagner, sottolinea il grado di antisemitismo di
Mahler-Werfel, che rimase inquietantemente forte anche durante la
Seconda Guerra Mondiale: in esilio a Los Angeles, disse a Werfel che
i nazisti avevano fatto “molte cose lodevoli”. Mi sono anche
immerso in due libri di musica pop: “The First Collection of
Criticism by a Living Female Rock Critic” [N.d.T.23] di Jessica
Hopper, che è all’altezza del suo titolo di bronzo; e “Top 40
Democracy: The Rival Mainstreams of American Music” [N.d.T.24] di
Eric Weisbard, che studia come la musica pop rispecchi e preveda i
cambiamenti sociali. Infine, per il piacere e l’edificazione in
egual misura, sto leggendo “Between You & Me: Confessions of a
Comma Queen” [N.d.T.25] di Mary Norris, un libro di memorie già
celebrato, nato da una serie di post sul blog del New Yorker.
—Alex Ross
*
Leggere il
nuovo libro di Judy Blume, “In the Unlikely Event” [N.d.T.26], è
stato molto piacevole; ha anche esplorato, in triplice copia, una
delle mie più grandi paure: trovarmi in un indicente aereo. Mi ha
resa ancora più curiosa di leggere “Skyfaring: A Journey with a
Pilot” [N.d.T.27] di Mark Vanhoenacker,circa le gioie di essere un
pilota di aerei. Alle feste, scrive Vanhoenacker, gli fanno spesso
domande che “suggeriscono che anche adesso, quando molti di noi
partono così regolarmente da un posto a un altro sulla terra
attraversando l’alto blu, non siamo abituati a volare quanto
pensiamo”: domande che lo rassicurano del fatto che “una parte
molto profonda del nostro immaginario indugia” nel regno degli
antichi pensieri sul volo. Sembra avere la mente di uno scienziato e
il cuore di un poeta - sono curiosa di leggere il suo punto di vista
sicuro circa tutta l’operazione, che potrebbe liberarmi dal mio,
vile.
Ho appena
finito di leggere i romanzi napoletani di Elena Ferrante - il quarto
e ultimo libro, “Storia della bambina perduta”, uscirà a
settembre e, attenzione spoiler!, è fantastico. (Mi rivelo qui come
suo revisore - un ruolo non semplice quando sei in iperventilazione).
Terminata Ferrante, ho saggiato le acque di “La mia lotta” di
Knausgaard che, al contrario di chiunque altro, non ho ancora letto,
e spero di immergermici pienamente questa estate. Per adesso, è
vero: è davvero bello (ma sto ancora leggendo come un revisore,
distratta da un incerto “separato” a p. 4).
—Sarah
Larson
*
La grande
promessa delle letture estive è il piacere di un assorbimento
totale: il tempo di saltare sull’amaca (o buttarsi in un angolo
dimenticato da Dio dell’aeroporto durante uno scalo senza fine),
con tutti i volumi di “Alla ricerca del tempo perduto”, o
qualcosa del genere. Farsi strada attraverso un romanzo grande e
grosso offre un certo tipo di intensità di esperienza di lettura, ma
se cercate un’esperienza di immersione totale, è il caso di optare
per il racconto come genere naturale per l’estate. Se ne può
leggere uno in una sola volta, motivo per cui Edgar Allan Poe pensava
che il racconto fosse il re di tutti gli stili, l’unico in grado di
offrire “la forza immensa derivabile dalla totalità”. Leggendo
un mucchio di storie dello stesso scrittore, si ottiene il ritratto
di una mente in mosaico - se non è un granché, le crepe si
mostreranno presto; se lo è, si conosce qualcosa di splendido.
Quest’ultimo è il caso di “The Love Object” [N.d.T.28], una
nuova selezione di racconti di Edna O’Brien che abbracciano tutta
la sua carriera, in cui ho intenzione di continuare a immergermi
dentro e fuori nel corso delle prossime settimane. La maestria di
O’Brien si rivela in molti modi; una è la calma sfuggente degli
incipit delle sue storie, che catturano prima che ci si renda conto
di esserci dentro. L’acqua diventa molto profonda, molto
velocemente. Prendete l’apertura della storia “Storm”:
Il sole
ha dato ai campi spogli la lucentezza del fieno stagionato. Questo è
il motivo per cui ci va la gente, per il sole e il paesaggio - catene
montuose, le loro vette scintillanti, un cielo quasi privo di nuvole,
il mare di una varietà di sfumature di blu, incessantemente
tremolante come un vassoio di gioielli. Eppure Eileen vuole andare a
casa; per essere più precisi, vorrebbe non essere mai venuta.
Non si può
chiedere un sentimento d’estate più onesto di questo. Poe amava i
racconti per il potere che hanno dato ai loro autori: “Durante
l’ora della lettura, l’anima del lettore è sotto il controllo
dello scrittore”. Cedo felicemente la mia a O’Brien, e anche a
Mavis Gallant, una delle più brillanti scrittrici di racconti in
lingua inglese, che merita di esser letta ampiamente quanto la sua
compatriota canadese Alice Munro. Nessuno scrive della gente rozza
come Gallant; lei trasforma i campioni umani più meschini in
soggetti di alto fascino e compassione, il che la rende un’ottima
lettura per i surriscaldati pendolari della metropolitana estiva.
—Alexandra
Schwartz
*
Sto leggendo
Knausgaard, volume 4! La magia continua!
—Elif
Batuman
Note del
Traduttore
N.d.T.1: Non
è ancora presente una traduzione italiana di “Meadow” di James
Galvin.
N.d.T.2: Non
sono ancora presenti traduzioni italiane di “Gold fame citrus” e
“Battleborn” di Claire Vaye Watkins
N.d.T.3: Non
è ancora presente una traduzione italiana di “Alexandrian Summer”
di Yitzhak Gormezano Goren
N.d.T.4: Non
è ancora presente una traduzione italiana di “The White King of La
Gonave: The True Story of the Sergeant of Marines Who Was Crowned
King on a Voodoo Island” di Faustin E. Wirkus
N.d.T.5: Non
sono ancora presenti traduzioni italiane di “The Magic Island” e
“Jungle Ways: Seabrook’s Book Out of Africa” di William
Seabrook
N.d.T.6: Non
è ancora presente una traduzione italiana di “Cannibal Cousins”
di John Houston Craige
N.d.T.7: Il
film “Revolt of the Zombies” non è stato distribuito in italiano
N.d.T.8: Non
è ancora presente una traduzione italiana di “Taking Haiti:
Military Occupation and the Culture of U.S. Imperialism, 1915-1940”
di Mary A. Renda
N.d.T.9: Non
è ancora presente una traduzione italiana di “In the Flicker of an
Eyelid” di Jacques Stephen Alexis
N.d.T.10:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Saint Monkey”
di Jacinda Townsend
N.d.T.11:
Non sono ancora presenti traduzioni italiane di “The Flowering of
New England” e “New England Indian Summer” di Van Wyck Brooks
N.d.T.12:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Emerson Among
the Eccentrics” di Carlos Baker
N.d.T.13:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “The Senses of
Walden” di Stanley Cavell
N.d.T.14:
L'acronimo WASP (White Anglo-Saxon Protestant, Bianco Anglo-Sassone
Protestante) indica un cittadino statunitense discendente dei
colonizzatori originari inglesi, e quindi non appartenente a nessuna
delle tradizionali minoranze
N.d.T.15: Il
nuovo romanzo di Jonathan Franzen, “Purity”, sarà pubblicato il
1º settembre 2015
N.d.T.16:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “A Norwegian
Tragedy: Anders Behring Breivik and the Massacre on Utøya” di Aage
Borchgrevink
N.d.T.17:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Americans and
the California Dream” di Kevin Starr
N.d.T.18:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Cash Crop: An
American Dream” di Ray Raphael
N.d.T.19:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Diary of a
Madman” di Benjamin Meadows-Ingram e Brad “Scarface” Jordan
N.d.T.20:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Der Klang der
Familie” di Felix Denk e Sven von Thülen
N.d.T.21:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Nicolas Nabokov:
A Life in Freedom and Music” di Vincent Giroud
N.d.T.22:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Malevolent Muse:
The Life of Alma Mahler” di Oliver Hilmes
N.d.T.23:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “The First
Collection of Criticism by a Living Female Rock Critic” di Jessica
Hopper
N.d.T.24:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Top 40
Democracy: The Rival Mainstreams of American Music” di Eric
Weisbard
N.d.T.25:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Between You &
Me: Confessions of a Comma Queen” di Mary Norris
N.d.T.26:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “In the Unlikely
Event” di Judy Blume
N.d.T.27:
Non è ancora presente una traduzione italiana di “Skyfaring: A
Journey with a Pilot” di Mark Vanhoenacker
N.d.T.28:
Molti racconti di Edna O’Brien sono stati pubblicati in italiano,
ma non la raccolta “The Love Object”
Nessun commento:
Posta un commento