sabato 30 maggio 2015

Basta “perdere la battaglia contro il cancro”

Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: Jama Oncology by Lee M. Ellis, MD; Charles D. Blanke, MD; Nancy Roach
http://oncology.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2108855&resultClick=3


I pazienti con il cancro perdono molte cose importanti. Appena sentono le parole “lei ha il cancro”, perdono il controllo delle loro vite, poiché gli appuntamenti medici iniziano immediatamente a influenzare i loro programmi quotidiani. Possono perdere la capacità di partecipare ad attività che portano loro gioia, a seguito di effetti collaterali causati dai continui trattamenti, come neuropatia, problemi intestinali o linfedema. In troppi perdono la vita. Sentiamo anche comunemente la dichiarazione che un paziente ha perso la sua battaglia contro il cancro. Come medici che trattano pazienti oncologici, e come difensori, crediamo che questa citazione sia inadeguata, anzi addirittura umiliante per il paziente, la sua famiglia, e gli amici.

Da quando il presidente Nixon dichiarò una guerra al cancro nel 1971, molti hanno usato una qualche variante del termine combattere il cancroper descrivere tutti i tipi di trattamento oncologico, dal sottoporsi a terapie locoregionali, come un intervento chirurgico e/o radioterapia, alla ricerca sistemica di chemioterapia o terapie biologiche, e anche perseguendo regimi alternativi. Ciò è particolarmente comune nelle campagne pubblicitarie per gli ospedali o per i programmi di oncologia. Quasi ogni giorno entriamo in contatto con notizie sui giornali o in onda, sulla storia di un paziente che ha perso la sua battaglia contro il cancro. Ci sono stati diversi editoriali e dichiarazioni notevoli e appassionate su questo tema, e una ricerca google su perso la battaglia contro il cancro può certamente fornire alcune buone letture. Tuttavia, vogliamo rivedere questo argomento perché vi è la necessità di spiegare che ricevere una diagnosi di cancro non dovrebbe negare a nessuno la propria dignità; nessuno con il cancro dovrebbe essere considerato un perdente in alcun modo durante il corso della malattia neoplasica, inclusi quei pazienti che muoiono a causa del loro tumore, degli effetti della terapia, o di altre scelte legali, quali il diritto all'eutanasia.

Utilizzare la metafora della battaglia implica che se un paziente combatte con abbastanza forza, intelligenza, e/o costanza, sarà in grado di vincere la guerra. Purtroppo, e con rare eccezioni, i pazienti con un tumore metastatico non possono sconfiggere il cancro (vincere la guerra), non importa quanto duramente combattano. Sono troppo pochi i trattamenti curativi e gli interventi efficaci che abbiamo. Siamo in grado di festeggiare occasionali sopravvissuti a lungo termine, ma per la maggior parte, non sappiamo perché una persona è viva 15 anni dopo la diagnosi di cancro avanzato, mentre un'altra muore 9 mesi dopo la diagnosi. I pazienti con malattia curabile sono curati perché il trattamento elimina ogni singola cellula, non perché in qualche modo il paziente abbia o meno combattuto valorosamente.

Inoltre, i pazienti, naturalmente, spesso muoiono di cancro, ma non sono perdenti in una battaglia. Una volta che qualcuno riceve una diagnosi di cancro, in particolare nel caso di malattia in stadio avanzato, inizia un viaggio; a volte il viaggio richiede pazienza, tolleranza, e coraggio, ma a un certo punto, la maggior parte dei pazienti con malattia avanzata termina quel viaggio con la perdita della vita. Sebbene questo viaggio difficile e tumultuoso possa essere giunto alla fine, morire non deve essere visto come una sconfitta in una sorta di schermaglia.

Molti degli stessi pazienti adottano la metafora della battaglia quando ricevono la diagnosi. Se qualcuno ha bisogno di assumere un atteggiamento bellicoso per affrontare le sfide del cancro, così sia; serve tutto ad aiutare un paziente (e la sua famiglia) a far fronte a questo viaggio. Noi tutti abbiamo avuto l'esperienza di pazienti che dichiarano (parafrasato) Voglio un trattamento curativo, non un trattamento palliativo, perché ho intenzione di sconfiggere questa cosa. La litania di risonanze, appuntamenti, esami, prelievi di sangue, pillole, infusi, interventi chirurgici e trattamenti radioterapici possono far sentire il paziente come se fosse stato in una battaglia. Tuttavia, pensandoci da una prospettiva differente, l'uso della metafora della battaglia implica un livello di controllo che i pazienti semplicemente non hanno.

Quando è stata l'ultima volta che avete detto che qualcuno ha perso la sua battaglia con una malattia cardiaca? O con un incidente d'auto? O con un trauma cerebrale? I pazienti in quelle situazioni non hanno perso una battaglia, sono morti. Il paziente che muore di cancro, proprio come qualcuno muore di insufficienza cardiaca, è semplicemente morto.

Inoltre, quando si parla di “battaglia”, minimizziamo i problemi reali affrontati dai pazienti ogni giorno. I pazienti affrontano e talvolta superano nausea, dolore, stanchezza e perdita di peso. Soffrono dell'isolamento che deriva dalla diagnosi. I pazienti con una malattia potenzialmente curabile, vivono con la paura della ricorrenza e dell'impatto degli effetti collaterali cronici. A meno che non siate stati nei loro panni, spesso è difficile immaginare le sfide affrontate ogni giorno dai nostri pazienti, e noi stessi spesso non diamo abbastanza merito ai pazienti per la persistenza e resistenza dimostrati nel loro viaggio. Riconosciamogli tutte le sfide che hanno superato nel loro viaggio. Non dichiariamoli perdenti alla fine di questo viaggio. Quando una persona corre una maratona, riconosciamo i meriti del suo allenamento, impegno e aspirazione. Non proclamiamo mai chi sia arrivato al traguardo dal secondo posto all'ultimo in una maratona è un perdente.


Allo stesso modo, il bisogno continuo di vincere la battaglia si estende agli oncologi, che si occupano attivamente di pazienti per troppo tempo. Il fatto è che l'8% dei pazienti riceve la chemioterapia 2 settimane prima di morire di cancro, e il 62% 2 mesi prima. La tardiva chemioterapia è associata a una diminuzione dell'uso degli istituti per malati terminali, un maggiore utilizzo di interventi d'emergenza (compresi quelli di rianimazione), e un aumento del rischio di morire in un reparto di terapia intensiva piuttosto che a casa. Tutto ciò riflette chiaramente il bisogno della nostra società di combattere fino alla fine. Ma diamo uno sguardo più da vicino a questa mentalità. Per la maggior parte, le nostre terapie sono tossiche: provocano depressione del sistema immunitario, affaticamento, sfoghi cutanei, nausea, vomito, neuropatia, e così via. Inoltre, nel panorama assicurativo di oggi, molte delle nostre terapie possono portare a una tossicità finanziaria. I pazienti sono disposti ad affrontare questi effetti collaterali, come un compromesso per la “speranza”, ma noi siamo onesti con loro circa il vero beneficio potenziale del trattamento? Per molte terapie, ci sono poche prove che la vita sia sostanzialmente prolungata (per amor di discussione, definiamo “sostanzialmente” 2 mesi o più). Abbiamo visto pazienti determinati a vincere la loro battaglia. Mentre tornano di trattamento in trattamento, non trascorrono tempo con i loro cari; piuttosto, stanno inseguendo la “vittoria” illusoria, un percorso che non riguarda soltanto loro, ma anche le famiglie e gli operatori sanitari, così come le finanze familiari.

Ci sono pazienti che affrontano la loro mortalità a occhi aperti e, sì, con coraggio. Fanno delle scelte e possono scegliere di morire alle loro condizioni: si può scegliere di morire senza un farmaco che induce eruzioni cutanee, diarrea, o stanchezza. Possono anche scegliere di trascorrere il tempo rimanente a fare quel che vogliono, senza un accesso venoso o un'area di infusione. Possono scegliere di non essere costretti alle infusioni settimanali e ai ripetuti prelievi di sangue e risonanze. In effetti, una giovane donna coraggiosa con un tumore al cervello, di recente ha deciso di completare la sua lista di cose da fare nella vita fintanto che si sentiva bene; poi ha scelto di morire alle sue condizioni secondo la Death With Dignity Act dell'Oregon [N.d.T. 1], avendo stabilito la sua residenza in quello stato dopo aver appreso del tumore al cervello e anticipando la sofferenza delle fasi finali di questa malattia. Lei ha perso la sua battaglia? O ha scelto di controllare come ha trascorso i suoi ultimi giorni? Noi oseremmo dire che ha formulato la scelta, consapevole e ragionata, di dire “basta”, basta al dolore, basta al trattamento più marginale, basta agli effetti collaterali indotti dai trattamenti: basta!

Naturalmente, la scelta di terminare la propria terapia e perfino la propria vita (attraverso la Death With Dignity Act) appartiene al paziente. La decisione dei pazienti dipende dalla propria salute, dalla propria famiglia, dalla propria fede e, da un punto di vista pragmatico, dalla propria ubicazione. Crediamo fermamente che gli operatori sanitari debbano ai loro pazienti i discorsi difficili e onesti che sopraggiungono quando i pazienti sono alle prese con la loro mortalità. Riteniamo inoltre che le decisioni dei pazienti debbano essere onorate e sostenute dal loro gruppo di assistenza sanitaria.

Rispettiamo i pazienti che già soffrono delle conseguenze del cancro e della terapia correlata al cancro. Recentemente, il conduttore della ESPN [N.d.T. 2] Stuart Scott è morto di cancro all'età di 49 anni: 7 anni dopo la diagnosi iniziale e una terapia aggressiva. Ai premi ESPY [N.d.T. 3] nel mese di luglio 2014, nel mezzo del percorso con il suo cancro e la terapia, il signor Scott ha detto al pubblico: Quando si muore, non significa che si perde contro il cancro. Il cancro si sconfigge per come si vive, perché si vive, e nel modo in cui si vive”. Moriremo tutti un giorno; forse il vincitore qui è la persona che lo fa secondo i propri termini; la persona che muore in pace e non in guerra. Concentriamoci sulla vita che le persone godevano prima che gli si dicesse “lei ha il cancro e ricordiamoli come vincitori nella vita, non perdenti nella morte. Smettiamo di lasciare che il cancro sembri il vincitore.


Note del Traduttore
N.d.T. 1: Legge del 1994 che legalizza il suicidio assistito per i malati terminali nello stato dell'Oregon 
N.d.T. 2: La ESPN (Entertainment & Sports Programming Network) è una emittente televisiva statunitense che trasmette programmi dedicati unicamente allo sport 24 ore su 24
N.d.T. 3: Un ESPY Award (Excellence in Sports Performance Yearly Award) è un riconoscimento
presentato dalla ESPN per premiare un successo atletico, individuale e di gruppo, e altre prestazioni relazionate allo sport nel corso dell'anno precedente

lunedì 25 maggio 2015

Frasi idiomatiche nel mondo

Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: HotelClub, by Matt Lindley
By
Matt Lindley
http://www.hotelclub.com/blog/idioms-of-the-world-infographic/ 


Utilizziamo le frasi idiomatiche per insaporire i nostri discorsi e la scrittura, spesso senza neanche accorgercene. Queste piccole frasi bizzarre sono utilizzate per esprimere un concetto diverso dal loro significato letterale. Non “piovono davvero gatti e cani”, come sappiamo tutti. [N.d.T. 1]

Sono sempre stato affascinato dalle frasi idiomatiche straniere; ci danno una percezione profonda della cultura che le usa. Sapevate che in tedesco potete dire “vivere come un verme nella pancetta” invece di “vivere nel lusso”? Le frasi idiomatiche ci possono dire molto di cosa sia importante per una nazione. Sono come una finestra sull'anima.
Volevamo esplorare il mondo in tutta la sua gloria linguistica, quindi abbiamo chiesto a Marcus Oakley, artista e illustratore, di disegnare alcune delle sue frasi idiomatiche preferite  da ogni parte del mondo. Speriamo che vi stimolino a imparare le frasi idiomatiche locali la prossima volta che viaggerete.

1. “In bocca al lupo”

Lingua: Italiano
Traduzione: In bocca al lupo
Significato: Buona fortuna!

Null
“In bocca al lupo” è una frase idiomatica italiana molto comune, simile all'inglese “break a leg” [N.d.T. 2], e forse molto più comprensibile. Lo si dice a qualcuno che sta affrontando un problema difficile o una prova snervante, come un esame o un concerto. Non vi si risponde, però, “grazie”: porta sfortuna. La risposta corretta è “crepi il lupo”.

2. “Non è mio il circo, non sono mie le scimmie”

Lingua: Polacco
Traduzione: Nie mój cyrk, nie moje malpy
Significato: Non è un problema mio

Null
Sebbene sia più criptico rispetto a dire semplicemente “non è un problema mio”, l'espressione polacca “non è mio il circo, non sono mie le scimmie” ha perfettamente senso, ed è molto più divertente da dire. La Polonia può creare ai viaggiatori alcune difficoltà in termini di consuetudini culturali -  per esempio, buona fortuna la si indica premendo i pollici, non incrociando le dita. Probabilmente vi servirà un po' di fortuna, con tutte quelle scimmie che corrono in giro.

3. “Avere la faccia larga”

Lingua: Giapponese
Traduzione: Kao ga hiro i
Significato: Avere molti amici

Null
Sappiamo tutti che i paesi asiatici hanno i proverbi migliori. Beh, hanno anche alcune frasi idiomatiche fantastiche. “Avere la faccia larga” significa avere molti amici, ed essere benvoluto. Potrebbe essere basato sulla realtà, poichè apparentemente gli uomini con le facce larghe guadagnerebbero più soldi e risulterebbero più attraenti alle donne. Oppure potrebbe derivare dal concetto cinese di “faccia”, da cui deriva l'espressione “perdere la faccia”.

4. “Avere il demone di mezzogiorno”

Lingua: Francese
Traduzione: Le démon de midi
Significato: Avere una crisi di mezz'età

Null
Per le frasi idiomatiche più divertenti, non bisogna guardare oltre i nostri vicini in Francia. “Avere il demone di mezzogiorno” significa “avere una crisi di mezz'età”. E quale modo migliore di una possessione demoniaca per spiegare l'improvviso scambio tra giacca e cravatta con una coda di cavallo e una Harley all'alba dei 50 anni?

5. “Dar da mangiare il pan di Spagna all'asino”

Lingua: Portuguese
Traduzione: Alimentar um burro a pão-de-ló
Significato: Riservare un trattamento ottimo a qualcuno che non lo necessita

Null
La variante portoghese del consiglio biblico sulle perle e i porci,  “non dar da mangiare il pan di Spagna all'asino”, significa non riservare un trattamento molto buono a chi non lo merita. In fin dei conti, perché mai dovremmo star qui a masticare avena cruda a causa di qualche idiota che ha dato tutta la torta all'asino?

6. “Un salto di gatto”

Lingua: Tedesco
Traduzione: Katzensprung
Significato: Una breve distanza

Null
“Un salto di gatto” fa parte di quella minoranza di frasi idiomatiche tedesche che non fanno riferimento nè alla birra nè alle salsicce. Katzensprung indica semplicemente una breve distanza, o “a stone’s throw” [N.d.T. 3] come si direbbe in Inglese. Utilizzate quella che preferite, it’s all sausages to us. [N.d.T. 4]

7. “Dare zucche a qualcuno”

Lingua: Spagnolo
Traduzione: Dar calabazas a alguien
Significato: Rifiutare qualcuno

Null
Come siamo certi avrete immaginato, “dare zucche a qualcuno” [N.d.T. 5] significa respingere qualcuno. È solo un esempio delle pittoresche frasi idiomatiche che troverete in Spagna, e trova le sue origini nell'Antica Grecia, dove le zucche erano considerate anti-afrodisiaci. Provate a mangiarne una seducentemente e probabilmente capirete il perché.

8. “Viaggiare come una lepre”

Lingua: Russo
Traduzione: Exatj zajcem
Significato: Viaggiare senza il biglietto

Null
In quanto casa della linea Trans-Siberiana, la Russia probabilmente possiede diverse frasi idiomatiche relazionate ai treni. “Viaggiare come una lepre” significa prendere il treno senza il biglietto, come sappiamo tutti sono soliti fare le lepri. Sembra derivi dal fatto che coloro che viaggiano senza biglietto tremino come una lepre nel momento in cui passa il controllore.

9. “Sputare la rana dalla bocca”

Lingua: Finlandese
Traduzione: Päästää sammakko suusta
Significato: Dire la cosa sbagliata

Null
Le frasi idiomatiche finlandesi suonano loro in modo incantevole, spesso riferite a madre natura e la loro terra natia. Avere “segale nei polsi” significa essere fisicamente forti, per esempio, mentre “fragola la nostra terra, mirtillo l'altra terra” riflette l'amore dei Finlandesi per la propria patria.
“Sputare la rana dalla bocca” [N.d.T. 6] significa dire la cosa sbagliata, il che ha senso, dato che sputare una rana a qualcuno è quasi sempre la cosa sbagliata da fare. 

10. “Avere un bastoncino nell'orecchio”

Lingua: Danese
Traduzione: At have en pind i øret
Significato: Non ascoltare qualcuno

Null
Molte frasi idiomatiche danesi suonano familiari agli anglofoni - “non è il coltello più affilato nel cassetto” [n.d.t. 7], per esempio. Ma i danesi “andrebbero fuori di testa” [n.d.t. 8] se tu avessi “un bastoncino nell'orecchio”. Significa non ascoltare qualcuno, il che potrebbe essere un modo di comportarsi molto brutto nei contronti di qualcuno appartenente a una forte stirpe vichinga.


Note del Traduttore
N.d.T. 1: It doesn’t really rain cats and dogs, as the world and his wife knows.“Rain cats and dogs” in inglese ha lo stesso significato di “piovere a catinelle” in italiano, mentre “the world and his wife knows” - letteralmente “il mondo e sua moglie lo sanno” - significa che lo sanno proprio tutti.
N.d.T. 2: “break a leg” in inglese ha lo stesso significato di “in bocca al lupo” in italiano, letteralmente si traduce “rompiti una gamba”
N.d.T. 3: “a stone’s throw” in inglese ha lo stesso significato di “Katzensprung” in tedesco, letteralmente si traduce “un lancio di pietra”
N.d.T. 4: “it’s all sausages to us” è la traduzione letterale di un'altra frase idiomatica tedesca, “das ist mir Wurst”, che significa “non mi interessa”
N.d.T. 5: “Dar calabazas a alguienin spagnolo ha lo stesso significato di “dare picche a qualcuno” in italiano
N.d.T. 6: Päästää sammakko suustain finlandese ha un significato ben diverso rispetto a “sputare il rospo” in italiano, nonostante sembrino molto simili nella traduzione letterale
N.d.T. 7: “not the sharpest knife in the drawer” danese è quasi identica a “not the sharpest knife in the kitchen” inglese, e indicano entrambe una persona non particolarmente brillante
N.d.T. 8: “go absolutely cucumber” in inglese ha lo stesso significato di “andare fuori di testa” in italiano