mercoledì 23 settembre 2015

Partorire in mondi diversi

Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: The New Yorker, by Janet Elise Johnson
Photographs by: Moa Karlberg


S, Svezia
P, Tanzania

Le fotografie della serie "Hundred Times the Difference" [N.d.T.], della fotografa Moa Karlberg, catturano, in primo piano, i volti di alcune donne nelle fasi finali del parto. Attraverso le immagini, vi è una vasta gamma di espressioni: coraggio e sensualità, trepidazione e attesa, dolore ed euforia. Ma nella loro intima prospettiva, le fotografie sottolineano la comune esperienza delle donne - l'intima concentrazione e la determinazione fisica nei loro ultimi e trasformativi momenti nel diventare madri.


N, Svezia



J, Tanzania

Guardando con attenzione, però, vedrete segni - sfondi bianchi sterili in alcune foto e tessuti fantasia in altre; un ago da agopuntura al centro di una fronte - che le donne nelle fotografie di Karlberg stanno vivendo esperienze di parto drasticamente diverse. Metà delle foto sono state scattate in Svezia e metà in Tanzania. Nel primo paese, quasi tutte le nascite avvengono negli ospedali, dove le donne hanno accesso al supporto delle ostetriche, le quali sono assistite da una sofisticata tecnologia medica, ove necessario. In Tanzania, invece, solo la metà delle nascite avviene in strutture mediche, e queste spesso si verificano in luoghi che mancano anche dei servizi più elementari.

M, Svezia
E, Tanzania
In una dichiarazione sul progetto, Karlberg, nativa svedese che ha viaggiato in Tanzania nel mese di giugno, con il sostegno della International Women’s Media Foundation, descrive la disparità tra le scene a cui ha potuto assistere in due luoghi. Nel suo paese d'origine, «La donna che sta per partorire è sdraiata sulle lenzuola bianche dell'ospedale pubblico... Accanto a lei c'è il marito, che le accarezza la schiena, parlandole per darle supporto, aiutandola a concentrarsi sul proprio respiro. Musica dagli altoparlanti. Acqua e succo di frutta sono sul tavolo accanto al letto regolabile in altezza. La donna ha una sua stanza e un bagno privato con vasca. Gli antidolorifici sono disponibili su richiesta." In Tanzania, "la donna che sta per partorire è sdraiata su una branda nuda e arrugginita, coperta di tessuti che ha portato con sé. Il rubinetto dell'acqua non funziona, e se anche fosse, l'acqua non sarebbe potabile. Se deve urinare c'è un secchio sul pavimento. Non vi è alcun membro della famiglia al suo fianco, ma altre tre donne, in brande analoghe e in varie fasi del travaglio, condividono la sua stanza. Mentre si lamentano, le infermiere dicono loro di stare tranquille. Poiché non vi sono antidolorifici, le donne hanno bisogno di risparmiare le forze per le spinte finali." Come risultato di queste estreme disparità, e la corrispondente differenza nella capacità di trattare le complicazioni mediche, il rischio di morire durante il parto in Tanzania è cento volte superiore a quello in Svezia.

K, Svezia
S, Tanzania

Ma nonostante questo abisso tra le nazioni per quel che riguarda la salute materna, spiegazioni semplici come occidente-migliore e modernizzazione-cura sono insufficienti. Come suggerisce Karlberg nell'ultima foto qui mostrata, una donna originaria dell'Uganda, che partorisce in Svezia – la Svezia ha sperimentato un'ondata di immigrati negli ultimi quattro decenni, molti dei quali rifugiati da luoghi dilaniati dai conflitti come l'Iraq, l'Eritrea , la Somalia, e ora la Siria. Sebbene la Svezia si sia dimostrata più accogliente di altre nazioni europee nell'attuale crisi dei rifugiati, il governo - influenzato dai democratici svedesi di estrema destra, che hanno ricevuto il sostegno di un elettore su otto nelle elezioni parlamentari del 2014 - è diventato più nativista e avaro circa il suo stato sociale. In Tanzania, nel frattempo, i tassi di mortalità materni sono lievemente migliorati negli ultimi anni poichè il paese ha registrato una impressionante crescita economica ed estesi aiuti stranieri, ma i tassi di oggi sono gli stessi che erano sessant'anni fa. In entrambi i paesi, gli assistenti al parto, che sono quasi tutte le donne, sono sottopagati e oberati di lavoro.

A, Svezia
A, Tanzania
 
Nelle crude fotografie di Karlberg, queste molte iniquità sembrano al contempo evidenziate e cancellate. Le sue straordinarie, disadorne quasi-mamme sembrano trionfare in modi indipendenti da ciò che le circonda, e nonostante gli ostacoli alla responsabilizzazione che si estendono attraverso le linee razziali, etniche e nazionali. Ma gli ostacoli rimangono.

L, Svezia
M, Tanzania

B, Svezia














Nota del Traduttore
N.d.T.: "Cento volte la differenza"

martedì 15 settembre 2015

11 libri da leggere se amate Haruki Murakami

Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: Bustle, by Alex Heimbach


Come "topo di biblioteca" del mio gruppo di amici, mi capita di dare molti consigli sulla letteratura. (Questo fatto probabilmente non sorprende molto, data la mia attuale occupazione.) Quando qualcuno mi chiede spunti su cosa leggere, cerco sempre di iniziare a capire cosa può piacergli - di solito chiedendo, "Ebbene, che cosa ti piace?" La risposta più comune è di gran lunga "Roba un po' strana, ma figa ... tipo Haruki Murakami."

La fissazione dei miei amici con Murakami forse non è sorprendente, dato che è ampiamente considerato uno dei più grandi scrittori viventi del mondo - negli ultimi anni, è stato in cima alle puntate di Las Vegas come vincitore del Premio Nobel per la letteratura. L'eccentrico autore è ancora più popolare in Giappone, dove ha da poco terminato un periodo come il più strano editorialista di una rubrica di consigli del mondo, durante il quale ha confessato di non preoccuparsi di quello che succede dopo la morte fintanto che gli sia possibile mangiare ostriche fritte e ha citato Ray Charles a un giovane con il cuore spezzato.

Quella strana sensibilità è una parte importante della popolarità di Murakami. I suoi libri riguardano la solitudine e la perdita, sì, ma sono anche pieni di criminali minacciosi, comunicazioni tramite sogni, e versioni della realtà un po' diverse. Gli 11 libri seguenti contengono avvenimenti strani e macabri più che sufficienti per intrattenervi tra le riletture di L'uccello che girava le viti del mondo.

Cuori sgozzati [N.d.T.1], di Katherine Dunn


Il romanzo della Dunn racconta la tragica storia contorta dei Binewskis, una famiglia circense allevata come fenomeni da baraccone: un aquaboy, una coppia di gemelli siamesi, un gobbo, e un bambino apparentemente normale. Dunn ha un certo modo di descrivere i dettagli sensoriali - la rappresentazione di come la matriarca della famiglia perse i denti mi dà ancora gli incubi.
The Isle Of Youth [N.d.T.2], di Laura Van Den Berg


Queste storie di giovani donne in situazioni di disagio mancano dell'irrealtà dei mondi alternativi di Murakami e di mascotte aziendali assassine, ma condividono il tono di distaccato presagio dei suoi romanzi. In entrambi i mondi, si ha la sensazione che le cose non quadrino del tutto, senza mai essere veramente sicuri del perché.

Concerto per archi e canguro, di Jonathan Lethem


Il primo romanzo - spesso dimenticato - di Lethem è un tecno-noir estremamente piacevole su un investigatore privato in una futuristica Oakland in cui gli animali detengono posti di lavoro, tutti si drogano, e i poliziotti sono corrotti. È Murakami con gli elementi di genere alzati a 11 - favolosamente strani e stranamente furbi.

Le quattro casalinghe di Tokyo, di Natsuo Kirino


Non c'è niente di particolarmente fantastico nel romanzo di Kirino. Racconta la storia di quattro donne costrette in una cospirazione criminale dopo che una di loro uccide quel coglione di suo marito. Ma questo sguardo inesorabilmente oscuro sul ruolo delle donne nella cultura giapponese offre un ritratto più solido di molti argomenti e temi di Murakami, così come resta fine a se stesso un thriller avvincente.

Un problema di lupi mannari nella Russia centrale, di Victor Pelevin


Si potrebbe ragionevolmente descrivere Un problema di lupi mannari nella Russia centrale come un romanzo raccontato da una delle psicho-prostitute di Murakami. Ma farlo significherebbe svalutare il notevole narratore di Pelevin: una volpe mannara di 2.000 anni che si nutre delle fantasie degli uomini e riflette sulla filosofia buddista.

L'incubo di Hill House, di Shirley Jackson


Potreste non avere alcuna idea di chi sia Shirley Jackson, se non forse la signora che ha scritto quella storia raccapricciante sulla lapidazione a morte che il vostro insegnante vi ha fatto leggere in seconda media. Ma dopo decenni di abbandono da parte della critica, il suo lavoro sta finalmente vedendo il tipo di lode che merita. La Jackson è una maestra del misterioso e dell'inquietante, e in questo romanzo, traccia con grazia la linea di demarcazione tra il soprannaturale e lo psicologico, lasciandovi alla fine incerti su ciò che sta realmente accadendo nella casa del titolo.

Finzioni, di Jorge Luis Borges


La prima volta ho letto Borges in spagnolo, che io parlo solo in modo passabile. Così la notevole stranezza delle sue storie era in qualche modo esaltata dalla mia confusione linguistica. Ma avendo poi rivisitato i suoi racconti in inglese, posso tranquillamente riferire che l'effetto disorientante è intenzionale. In questi racconti di biblioteche e labirinti, Borges tesse insieme il reale e l'immaginato senza soluzione di continuità.

L'atlante delle nuvole, di David Mitchell


Mitchell è quasi acclamato quanto Murakami - almeno nel mondo anglofono - e condivide alcune preoccupazioni con l'altro scrittore, tra cui la storia giapponese e le connessioni mistiche tra gli individui. Ma L'atlante delle nuvole brilla davvero nell'espansività non-da-Murakami. Mitchell porta alla vita sei diverse prospettive in sei generi diversi, dalle lettere di un pianista del 19° secolo al racconto sci-fi di un clone ribelle in una Corea distopica.

Storia d'amore vera e supertriste, di Gary Shtyengart


Se siete più intrigati dalle storie d'amore di Murakami piuttosto che dai suoi meandri metafisici, allora il romanzo ambientato in un prossimo futuro di Sheyngart è il libro per voi. La traiettoria condannata del rapporto tra lo scialbo uomo di mezza età Lenny Abramov e la bella e giovane Eunice Kim è evidente dal titolo. Ma Shteyngart riesce a trasformare quello che potrebbe facilmente essere il racconto cliché di una donna dalla bellezza superficiale che approfitta di un triste ometto in qualcosa di molto più complesso e onesto. Il finale è la più triste e più vera rappresentazione di una rottura che posso ricordare di aver letto.

Paprika [N.d.T.3], di Yasutaka Tsutsui


Questo romanzo è probabilmente il più strano della lista. Racconta i tentativi della psichiatra Atsuko Chiba di fermare i suoi colleghi gelosi dall'utilizzare la sua ricerca per invadere i sogni della gente e infettarli con la schizofrenia. Tsutsui è ben noto in Giappone - Paprika fu pubblicato lì nel 1993, e successivamente adattato in un film popolare - ma merita maggiore consensi a livello internazionale.

Passione, di Jeanette Winterson


La sensibilità della Winterson è in qualche modo l'opposto di quella di Murakami. Lei è appassionata dove lui è distaccato, calda dove lui è freddo, ed effusiva dove lui è riservato. Eppure i due autori condividono l'attrazione per i modi in cui le nostre storie - personali e politiche - ci plasmano. Passione racconta la storia di uno dei soldati di fanteria di Napoleone e di una donna il cui marito si gioca il suo cuore.


Note del Traduttore
N.d.T.1: Geek Love è stato tradotto per la prima volta in italiano nel 1990 con il titolo "Cuori sgozzati" (Leonardo ed.), e successivamente nel 2008 con il titolo "Carnival Love" (Elliot ed.)
N.d.T.2: The Isle Of Youth non è stato tradotto in italiano
N.d.T.3: Paprika (パプリカ) non è stato tradotto in italiano

lunedì 14 settembre 2015

Che fine ha fatto Google Libri?

Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: The New Yorker, by Tim Wu


Ci sono molti modi per attribuire la colpa del fallimento del progetto Google Libri.

È stato il progetto di biblioteca più ambizioso del nostro tempo - un piano per scansionare tutti i libri del mondo e metterli a disposizione del pubblico on-line. "Pensiamo di poter realizzare il tutto entro dieci anni", disse Marissa Mayer, allora uno dei vice-presidente di Google, a questa rivista nel 2007, quando Google Libri era nella sua fase beta. "È sbalorditivo per me, quanto sia vicino."

Oggi, il progetto si trova in una sorta di limbo. Da una parte, Google ha digitalizzato l'impressionante numero di trenta milioni di volumi, mettendosi in elenco con le librerie più grandi del mondo (la biblioteca del Congresso conta circa trentasette milioni di libri). È un grande risultato. Ma, mentre il corpus è impressionante, la maggior parte di esso rimane inaccessibile. Spesso ricerche di libri fuori stampa forniscono meri frammenti del testo - non c'è modo per ottenere l'accesso a tutto il libro. La cosa entusiasmante di Google Libri, dal mio punto di vista, non era solo la possibilità di leggere una riga qua e là; era la possibilità di esplorare il testo integrale di milioni di libri e periodici fuori stampa, senza un reale valore commerciale, ma che rappresentavano comunque un tesoro per il pubblico. In altre parole, sarebbe la prima biblioteca online del mondo degna di questo nome. Eppure il raggiungimento di tale obiettivo è stato ostacolato, nonostante Google avesse a disposizione una combinazione insolita di mezzi tecnologici, l'accordo di molti autori ed editori, e abbastanza soldi da compensare quasi chiunque ne avesse bisogno.

I problemi sono iniziati con un classico scontro culturale quando, nel 2002, Google iniziò la scansione dei libri, o nella speranza che l'idealismo del progetto avrebbe vinto tutti o seguendo il mantra che è sempre più facile ottenere il perdono che il permesso. Tale approccio non è andato troppo d'accordo con autori ed editori, che lo hanno citato per violazione del copyright. Ne seguirono due anni di insulti, perseveranza e contenziosi. Tuttavia, nel 2008, i rappresentanti di autori, editori e Google riuscirono a raggiungere un accordo per rendere la libreria completa a disposizione del pubblico, a pagamento, e alle istituzioni. L'accordo prevedeva anche terminali nelle biblioteche, ma non si è mai arrivati a tanto. Ma tale accordo poi passò sotto ulteriori attacchi da una nuova serie di critici, inclusa l'autrice Ursula Le Guin, che lo definì un "patto con il diavolo". Altri hanno sostenuto che l'accordo avrebbe potuto creare un monopolio dei libri fuori stampa online.

Quattro anni fa, un giudice federale si schierò con i critici e respinse l'accordo del 2008, aggiungendo che gli aspetti del problema sul copyright sarebbero stati trattati in modo più appropriato dalla legislatura. "Suona come un lavoro per il Congresso," disse al momento James Grimmelmann, professore di diritto presso la University of Maryland e uno dei maggiori antagonisti dell'accordo. Ma, naturalmente, lasciare le cose al Congresso è diventato sinonimo di non fare nulla, e, prevedibilmente, ben sette anni dopo l'annuncio della decisione del tribunale, stiamo ancora aspettando.

Ci sono molti modi per attribuire colpe in questa situazione. Se realmente Google era motivato dai più alti ideali di servizio al pubblico, allora avrebbe dovuto dichiarare il progetto come senza scopo di lucro dal principio, estinguendo così i timori che l'azienda volesse in qualche modo ottenere un profitto dal lavoro altrui. Purtroppo, Google ha fatto l'errore che fa spesso, che è quello di pensare che la gente si fidi solo perché è Google. Da parte loro, gli autori e gli editori, anche se alla fine sono giunti a un accordo, erano scettici e orientati a pensare alla cospirazione, soprattutto quando si trattava di pesare diritti astratti e soprattutto inutili contro l'interesse del pubblico ad avere accesso a opere oscure. Infine, i critici esterni e le corti erano fin troppo entusiasti di sopprimere, piuttosto che migliorare, un accordo raggiunto dopo tanti anni, portando effettivamente il progettoindietro di un decennio, se non più.

Negli ultimi anni, la Authors Guild [N.d.T.1] ha utilmente proposto una soluzione nota come sistema di "licenze collettive estese". Utilizzando un meccanismo complesso, permetterebbe ai proprietari di biblioteche fuori stampa scansionate, come Google o effettivi non-profit come la biblioteca Hathitrust [N.d.T.2], di renderne fruibile una serie limitata, con pagamenti agli autori. Il Copyright Office degli Stati Uniti sostiene questo piano. Io ho un suggerimento più semplice, soprannominato la licenza Big Bang. Il Congresso dovrebbe consentire a chiunque con una biblioteca digitalizzata a pagare un certo prezzo - diciamo, centoventicinque milioni di dollari - per ottenere una licenza, fatte salve eventuali deroghe, consentendo loro di rendere quelle stampe digitalizzate disponibili alle istituzioni o agli abbonati individuali. Quel denaro sarebbe diviso in parti uguali tra tutti gli aventi diritti che lo richiedano entro tre anni – cinquanta e cinquanta tra autori ed editori. Si tratta, è vero, di una soluzione rozza e unica al problema, ma sarebbe adatta, e potrebbe solo significare che il mondo avrebbe la possibilità di accedere alla prima vera biblioteca online in questa vita.


Note del Traduttore
N.d.T.1: la Authors Guild è la più antica e grande organizzazione professionale americana per gli scrittori.
N.d.T.2: Hathitrust è un grande archivio collaborativo di contenuti digitali da biblioteche di ricerca.