domenica 8 novembre 2015

7 discorsi per la vittoria del Nobel di 7 grandi scrittori: Hemingway, Faulkner, e altri

Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: Open culture, by Mike Springer

William Faulkner, 1949:


Quasi ogni anno dal 1901, l'Accademia svedese ha ripartito un quinto degli interessi della fortuna lasciata in eredità dall'inventore della dinamite Alfred Nobel per onorare, come scrisse Nobel nel suo testamento, "la persona che ha prodotto nel campo della letteratura il più eccezionale lavoro in una direzione ideale". 
Molti dei più grandi scrittori degli ultimi 112 anni hanno ricevuto il Premio Nobel per la letteratura, ma ci sono state fin dall'inizio alcune omissioni evidenti. Quando Lev Tolstoj fu scartato nel 1901 (il premio è andato al poeta francese Sully Prudhomme) era così offeso che rifiutò nomine successive. L'elenco dei grandi scrittori che erano in vita dopo il 1901, ma non hanno mai ricevuto il premio è sbalorditivo. Oltre a Tolstoj, include James Joyce, Virginia Woolf, Mark Twain, Joseph Conrad, Anton Chekhov, Marcel Proust, Henry James, Henrik Ibsen, Émile Zola, Robert Frost, W.H. Auden, F. Scott Fitzgerald, Jorge Luis Borges e Vladimir Nabokov.

Ma il comitato del Nobel ha premiato molti scrittori meritevoli, e oggi abbiamo raccolto sette discorsi di sette vincitori. La nostra scelta è stata limitata da ciò che è disponibile on-line in lingua inglese. Ci siamo concentrati sui brevi discorsi tradizionalmente tenuti il 10 dicembre di ogni anno al banchetto per i Nobel a Stoccolma. Con l'eccezione di brevi estratti del discorso di Bertrand Russell, abbiamo scartato i più lunghi (che in genere durano circa 40 minuti), presentati all'Accademia svedese in un giorno diverso da quello del banchetto.

Iniziamo qui sopra con uno dei discorsi dei Nobel più spesso citati: l'accettazione eloquente del premio di William Faulkner nel 1949. In realtà non fu dato nessun premio per la letteratura nel 1949, ma la commissione decise di conferire la medaglia di quell'anno 12 mesi più tardi a Faulkner, citando il suo "contributo potente e artisticamente unico al moderno romanzo americano". Faulkner diede il suo discorso il 10 dicembre 1950 , nella stessa cerimonia con Bertrand Russell. Purtroppo l'audio si interrompe poco prima della fine. Per seguire e leggere il finale mancante, clicca qui per aprire il testo integrale in una nuova finestra. Faulkner incespica un paio di volte nel corso del suo discorso. È possibile ascoltare una lettura più calma del 1954 di una versione rivista del discorso qui.

Bertrand Russell, 1950:


Il logico e filosofo britannico Bertrand Russell è stato uno dei diversi vincitori del premio per la letteratura che erano noti soprattutto per il loro lavoro in altri campi. (La breve lista include lo statista Winston Churchill e il filosofo Henri Bergson). Oltre al suo contributo pionieristico in matematica e filosofia analitica, Russell ha scritto molti libri per il lettore comune. Nel 1950 il comitato del Nobel ha citato i suoi "scritti vari e significativi nei quali sostiene ideali umanitari e libertà di pensiero". Qui sopra vi sono due brevi clip audio dal discorso per il Nobel di Russell dell'11 dicembre 1950, "Quali desideri sono politicamente importanti?". È possibile aprire il testo integrale in una nuova finestra cliccando qui.

Ernest Hemingway, 1954:


Allo scrittore americano Ernest Hemingway è stato assegnato il premio nel 1954 "per la sua maestria nell'arte della narrazione, più recentemente dimostrata in Il vecchio e il mare, e per l'influenza che ha esercitato sullo stile contemporaneo". Hemingway non si sentiva abbastanza bene nel dicembre del 1954 per viaggiare a Stoccolma, così chiese a John C. Cabot, Ambasciatore degli Stati Uniti in Svezia, di tenere il discorso per lui. Per fortuna abbiamo questa registrazione di quel mese, nella quale Hemingway legge il suo discorso per una stazione radio a L'Avana, Cuba. È possibile cliccare qui per aprire il testo integrale in una nuova finestra.

John Steinbeck, 1962:


Lo scrittore americano John Steinbeck, autore di Furore e Uomini e topi, è stato insignito del Nobel nel 1962 "per i suoi scritti realistici e immaginativi, che uniscono umorismo empatico e un'acuta percezione sociale". Per leggere mentre si guarda Steinbeck dare il suo discorso, cliccare qui per aprire il testo in una nuova finestra.

V.S. Naipaul, 2001:


 
Saltando dal 1962 fino al 2001, abbiamo il video dello scrittore trinidadiano naturalizzato britannico, V.S. Naipaul, autore di libri come In uno Stato libero e Alla curva del fiume. Naipaul è stato nominato dal comitato del Nobel "per aver unito narrativa percettiva e controllo incorruttibile in opere che ci costringono a vedere la presenza di storie soppresse". Potete cliccare qui per aprire il testo del discorso di Naipaul al banchetto in una nuova finestra.

Orhan Pamuk, 2006:


Lo scrittore turco Orhan Pamuk, autore di libri come Il museo dell'innocenza e Neve, ha ricevuto il premio nel 2006. Il comitato del Nobel ha elogiato lo scrittore di Istanbul, "che nella ricerca dell'anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per lo scontro e l'intreccio delle culture". Per leggere il discorso di Pamuk al banchetto, cliccare qui per aprire il testo in una nuova finestra.

Mario Vargas Llosa, 2010:


Il prolifico scrittore peruviano-spagnolo Mario Vargas Llosa, autore di romanzi come Conversazione nella "catedral" e Il caporale Lituma sulle Ande, è stato citato dal comitato del Nobel nel 2010 "per la sua cartografia delle strutture del potere e le sue immagini taglienti della resistenza, della rivolta, e della sconfitta dell'individuo". Per leggere insieme a Vargas Llosa mentre parla, cliccare qui per aprire il testo in una nuova finestra.

martedì 3 novembre 2015

La lista delle tre qualità essenziali per tutti gli scrittori (e i corridori) seri di Haruki Murakami

Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: Open culture, by Josh Jones
http://www.openculture.com/2014/09/haruki-murakami-describes-the-essential-qualities-for-novelists.html



Vi abbiamo parlato moltissimo di Haruki Murakami ultimamente, e per una buona ragione. Non solo il popolarissimo romanziere giapponese ha pubblicato un nuovo romanzo, ma è anche in arrivo una novella, La Strana Biblioteca [N.d.T.1], una storia di 96 pagine riguardante uno "strano giro in biblioteca", edito da Knopf, in uscita il 2 dicembre. Mirabilmente prolifico, scrivendo pressappoco 3-4 romanzi per decennio dal primo nel 1979, e alcune raccolte di racconti e saggi, il notoriamente timido Murakami ha iniziato a scrivere un po' tardi nella vita, all'età di 30 anni, e a correre anche più tardi, a 33. Quest'ultima attività gli ha dato una grande quantità di materiale per il suo saggio L'arte di correre.

Come altri autori che scrivono pezzi di saggistica sui propri passatempi - Jamaica Kincaid sul giardinaggio, Hemingway sulla caccia - nel suo libro sulla corsa, Murakami non può fare a meno di trasformare la sua passione per il fitness in una metafora per la lettura e la scrittura. Data la sua naturale reticenza, inizia, con una precisazione: "un gentiluomo non dovrebbe andare ripetendo quello che fa per rimanere in forma."

Tuttavia, l'ultra-maratoneta non può fare a meno di indulgere. A un certo punto, lo scrivere sul correre si trasforma nello scrivere sulla scrittura, e in una sintesi delle qualità che deve avere un valido scrittore. Leggiamo i suoi pensieri condensati a seguire.

Talento:
Come Flannery O'Connor, di cui abbiamo citato i pensieri sul grado MFA [N.d.T.2] un paio di giorni fa, Murakami incornicia il talento come un attributo che non può essere insegnato o acquisito. Per lo scrittore, il talento è "più un prerequisito che una qualità necessaria [...] Non importa quanto entusiasmo e impegno tu metta nella scrittura, se manchi completamente di talento letterario puoi dimenticare di diventare un romanziere". Si potrebbe dire che tutto ciò sia scontato, ma per qualche motivo, sembra che le persone intrattengano l'idea di diventare uno scrittore più a lungo rispetto a quella di diventare, per esempio, un musicista o un pittore. Forse è per questo che Murakami poi fa un'analogia alla musica come una ricerca in cui, idealmente, l'attitudine naturale è indispensabile. Ma nel menzionare due dei suoi compositori preferiti, Schubert e Mozart, Murakami puntualizza che questi sono esempi di artisti "il cui genio è uscito in un tripudio di gloria". E si affretta a precisare che "per la stragrande maggioranza di noi questo non è il modello che seguiamo". Il romanziere come corridore, potremmo dire, dovrebbe allenarsi per una carriera correndo maratone.

Concentrazione: 
Murakami come corridore, medita un articolo dell'Economist, è "se non un pazzo [...] un uomo molto concentrato". Lo si dovrebbe essere per finire 27 maratone, tra le quali una mostruosa 62 miglia in Hokkaido, e diversi triathlon. Le qualità che lo servono nella sua disciplina fisica sono anche quelle che egli identifica come necessarie al romanziere. Murakami definisce la concentrazione come "la capacità di canalizzare tutti i propri limitati talenti su ciò che è importante in un dato momento. Senza questo non si può realizzare nulla di valore. Lui "generalmente si concentra sul lavoro per tre o quattro ore ogni mattina. Mi siedo alla mia scrivania e mi concentro totalmente su quello che sto scrivendo. Non vedo altro, non penso ad altro". Le memorie sulla corsa di Murakami possono contenere "lunghe descrizioni di programmi di allenamento e della dieta", ma quando si tratta di scrivere, sembra che ci sia un solo modo schiacciante per occuparsi della cosa. Sedersi e farlo.

Resistenza:
Ti consideri più uno scattista? Forse è meglio attenersi ai racconti brevi. "Se vi concentrate sulla scrittura per tre o quattro ore al giorno e vi sentite stanchi dopo una settimana" riprende Murakami, "non sarete in grado di scrivere un lavoro lungo. Ciò che è necessario allo scrittore di narrativa – o almeno a uno che spera di scrivere un romanzo - è l'energia di concentrarsi ogni giorno per sei mesi, o un anno, o due anni. Fortunatamente, queste due discipline – concentrazione e resistenza - sono diverse dal talento, in quanto possono essere acquisite e migliorate attraverso l'allenamento".
"L'atto di acquisizione" scrive Murakami, "è un po' come l'allenamento dei muscoli di cui ho scritto un momento fa. Coinvolge lo stesso processo del correre ogni giorno per rafforzare i muscoli e sviluppare il fisico di un corridore".

Chiaramente c'è poco spazio per stare con la testa tra le nuvole in attesa dell'ispirazione. Per estendere l'analogia, questo potrebbe essere paragonato al raro desiderio a cui si arriva nel provare una nuova, stimolante routine, un impulso che svanisce abbastanza rapidamente una volta che le cose si fanno dolorose e monotone. Ma per la scrittura, suggerisce Murakami, a volte è sufficiente solo essere presenti. Egli si riferisce alla disciplina di Raymond Chandler, il quale "ha fatto in modo di sedersi alla scrivania ogni singolo giorno e concentrsi", anche se non scriveva una parola. Si tratta di un'immagine adatta per quello che Murakami descrive come il bisogno dello scrittore di "trasmettere l'oggetto della vostra attenzione a tutto il corpo". Mi chiedo se si vada troppo oltre nell'affermare che questa frase tradisce il vero soggetto del libro sulla scrittura di Murakami.


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Josh Jones è uno scrittore e musicista con base a Durham, NC. Seguitelo su @jdmagness


Note del Traduttore
N.d.T.1: Edito in italiano da Einaudi, in uscita il 17 novembre 2015
N.d.T.2: Master of Fine Arts, richiede in genere 2-3 anni di studio post-laurea breve (bachelor's degree, BFA)