lunedì 15 giugno 2015

Falcia il prato.

Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: The New York Times
, by Roger Cohen



LONDRA — Mia figlia minore, Adele, si è diplomata alla American School di Londra questa settimana. Frequenterà l'università in California, da dove sospetto non tornerà mai. Tra i luoghi in cui andare a vivere, la California è in cima alla lista. Ogni volta che ci vado mi chiedo perché torno indietro. Libera da troppo passato, offre una spinta verso il futuro illuminata dal sole. 

Quindi, caro lettore, mi trovi in un momento di riflessione. Hai mandato quattro figli alla scuola superiore, e ti ritrovi riflettere meno sul collasso dell'ordine Sykes-Picot e sull'economia post-carbonio, che sulla felicità, la cui ricerca è stata dichiarata un diritto inalienabile in America fin dalla fondazione. 

I fondatori non si sbagliavano. Si tratta di una verità evidente che le persone, sia nella creazione di una nuova nazione o semplicemente nel cominciare un nuovo rapporto, cerchino la felicità. Che spesso vadano nella direzione sbagliata non toglie sincerità alla loro ricerca. Sicuro come vi sono ghiande sotto la quercia, la gente continua a ravvivare le proprie speranze. 

All'inizio di questa stagione, si riflette molto, inevitabilmente, sulla natura di quelle speranze e su come soddisfarle. Si tende alla sdolcinatezza. La vita è una successione di compiti piuttosto che una cascata di ispirazione, un'esperienza più ripetitiva che rivelatrice, almeno di giorno in giorno. Il tutto sta nello svolgere bene il compito e trovare soddisfazione anche nell'ordinario. 

Non ho idea se Malcolm Gladwell [N.d.T.] sia al corrente della "regola delle 10.000 ore" - l'idea che questo sia il tempo necessario per l'acquisizione di competenze perfezionate in un campo specifico - ma sono certo che lo sgobbare sia sottovalutato nella nostra cultura dello star bene. Non sudare sangue, ma almeno suda. 

Sono diventato sospettoso dell'ispirazione. È sopravvalutata. Sospetto che il dovere - questa parola quasi dimenticata - potrebbe essere legato alla felicità più di quanto pensiamo. Vuoi essere felice? Falcia il prato. Raccogli le foglie morte. Dipingi la stanza. Lava i piatti. Ottieni un lavoro. Sforzati fino a sentire la fatica nelle ossa. Persisti giorno dopo giorno. Sii stoico. Non ti lamentare. Pensa meno al perché di ciò che fai, fallo e basta. Scrivi la rubrica. Inizia a pensare alla prossima. 

Qualche anno fa, quando mio figlio Blaise si è diplomato, mi fu chiesto di fare il discorso di fine anno alla American School di Londra. Tra le altre cose, dissi: 

Ognuno ha qualcosa che lo mette in moto. Il fatto è che, spesso, è ben nascosta. La vostra psiche costruisce livelli di protezione intorno ai vostri tratti più vulnerabili, che possono essere molto strettamente collegati alla vostra essenza più preziosa. Le distrazioni sono anche esterne: il denaro, la fama, la pressione dei pari, le aspettative dei genitori. Così, riconoscere la scintilla che è il vostro frammento personale del divino, può essere più difficile di quanto si pensi. Ma fatelo. Niente, alla fine, vi darà maggiore soddisfazione - la ricchezza, nè la passione, la fede, neanche l'amore - perché se, come scriveva Rilke, la compagnia non è che il rafforzamento di due solitudini vicine, dovete risolvere l'enigma della vostra solitudine. 

Nessun successo, per quanto scintillante, che nega voi stessi vi renderà felici a lungo. Quindi, ascoltate la voce dalla vostra anima, silenziosa ma insistente, e onoratela. Trovate quello che vi emoziona: se non la frase perfetta, la cura meravigliosa, la formula geniale, l'incantevole accordo, la salsa squisita, la riconciliazione artistica. Non sforzatevi per tutto ciò che il denaro può comprare, ma per tutto ciò  il denaro non può comprare. 

Non è proprio che vorrei ritrattare qualcosa di tutto ciò oggi - beh, forse un po' - è solo che avevo messo l'accento altrove. Sono meno interessato all'eroe ispiratore, che alla miriade di coloro che fanno il bene tutti i giorni, che eluderebbero la descrizione eroica; meno interessato all'esortazione a vivere il tuo sogno che all'obbligo di ottenere un salario di sussistenza. 

Quando si pensa a Sisifo - la figura mitologica greca il cui subdolo tentativo di sfidare gli Dei fu punito con la condanna a spingere un masso su per una collina e ripetere l'operazione per tutta l'eternità, quando rotola nuovamente giù - si pensi soprattutto che egli ha un compito ed è suo. Più che una fonte di disperazione, può essere l'inizio della felicità. 

Nel libro di Camus, “La peste”, il medico al centro del romanzo, Bernard Rieux, combatte giorno dopo giorno la peste. È un compito da Sisifo. Ad un certo punto dice: Devo dirvi questo: Tutta questa faccenda non riguarda l'eroismo. Si tratta di decenza. Può sembrare un'idea ridicola, ma l'unico modo per combattere la peste è con la decenza. 

Alla domanda su cosa sia la decenza, lui rispondeIn generale, non saprei, ma nel mio caso so che consiste nello svolgere il mio lavoro. Più avanti, aggiunge, non credo di avere alcun gusto per l'eroismo e la santità. Quello che mi interessa è essere un uomo. 

Nei compiti a portata di mano tutti i giorni, per la donna o l'uomo, è in agguato la felicità.



Note del Traduttore
N.d.T.: Malcolm Gladwell è un giornalista e sociologo canadese. Dal 1996 ha iniziato a collaborare con il New Yorker, ed è autore di best-seller sui piccoli cambiamenti, il successo e il pensiero intuitivo. Nel 2005 Time lo citò nel suo elenco dei 100 personaggi più influenti.


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