sabato 25 luglio 2015

Oliver Sacks: La mia tavola periodica

Traduzione di: Silvia Scuotto
Originally appeared on: The New York Times, by Oliver Sacks



Aspetto con entusiasmo, quasi con cupidigia, l'arrivo settimanale di riviste come Nature e Science, e andare subito agli articoli sulle scienze fisiche - non, come forse dovrei, agli articoli sulla biologia e sulla medicina. Furono le scienze fisiche le prime a incantarmi da ragazzo.

In un numero recente di Nature, c'era un articolo entusiasmante del fisico premio Nobel Frank Wilczek su un nuovo modo di calcolare le masse leggermente diverse di neutroni e protoni. Il nuovo calcolo conferma che i neutroni sono lievemente più pesanti rispetto ai protoni - con un rapporto delle loro masse di 939,56563 a 938,27231 - una differenza banale, si potrebbe pensare, ma se fosse altrimenti l'universo come lo conosciamo non si sarebbe mai potuto sviluppare. La possibilità di poterla calcolare, ha scritto il dottor Wilczek, "ci incoraggia a prevedere un futuro in cui la fisica nucleare raggiungerà il livello di precisione e la versatilità che ha già raggiunto la fisica atomica" - una rivoluzione che, ahimè, io non vedrò mai.

Francis Crick era convinto che il "problema difficile" - comprendere come il cervello dia origine alla coscienza – sarebbe stato risolto entro il 2030. "Vedrai", diceva spesso al mio amico neuroscienziato Ralph, "e potresti anche tu, Oliver, se vivrai fino alla mia età ". Crick ha vissuto quasi fino a 90 anni, lavorando e pensando alla coscienza fino all'ultimo. Ralph è morto prematuramente, a 52 anni, e ora io ho una malattia terminale, all'età di 82 anni. Devo dire che io non mi sono troppo interessato al "problema difficile" della coscienza - anzi, io non lo vedo affatto come un problema; ma sono triste perché non vedrò la nuova fisica nucleare che figura il dottor Wilczek, né mille altre scoperte nel campo delle scienze fisiche e biologiche.

Qualche settimana fa, in campagna, lontano dalle luci della città, ho visto tutto il cielo "impolverato di stelle" [N.d.T.1] (nelle parole di Milton); un cielo simile, ho immaginato, potrebbe essere visto solo da secchi altipiani, come quello di Atacama in Cile (dove si trovano alcuni dei telescopi più potenti del mondo). È stato questo splendore celeste che improvvisamente mi ha fatto capire quanto poco tempo, quanta poca vita, mi rimaneva. Il mio senso di bellezza del cielo, di eternità, era inseparabilmente mista per me a un senso di transitorietà - e morte.

Ho detto ai miei amici Kate e Allen, "Mi piacerebbe vedere di nuovo un cielo simile quando starò morendo."

"Porteremo la sedia a rotelle fuori", mi hanno detto.

Sono stato confortato, da quando nel mese di febbraio ho scritto di avere un cancro metastatico, dalle centinaia di lettere che ho ricevuto, le manifestazioni di amore e apprezzamento, e la sensazione che (nonostante tutto) forse ho vissuto una vita buona e utile. Sono molto contento e grato di tutto questo - ma niente di tutto ciò mi colpisce come ha fatto quel cielo notturno pieno di stelle.

Ho avuto la tendenza fin dall’infanzia ad aver a che fare con la perdita - perdere le persone a me care - rivolgendomi al non umano. Quando sono stato mandato in collegio a 6 anni, all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, i numeri sono diventati miei amici; quando sono tornato a Londra a 10 anni, gli elementi e la tavola periodica sono diventati i miei compagni. Momenti di stress per tutta la mia vita mi hanno portato ad avvicinarmi, o tornare, alle scienze fisiche, un mondo dove non c'è vita, ma neanche morte.

E adesso, in questo frangente, quando la morte non è più un concetto astratto, ma una presenza - una fin troppo vicina, presenza che non può essere negata – mi sto circondando nuovamente, come ho fatto quando ero ragazzo , di metalli e minerali, piccoli emblemi d'eternità. Ad un’estremità della mia scrivania, ho l’elemento 81 in una scatolina, inviatami dagli amici degli elementi in Inghilterra: dice, "Buon compleanno di Tallio", un ricordo del mio 81° compleanno lo scorso luglio; poi, un regno devoto al piombo, l’elemento 82, per il mio 82° compleanno appena festeggiato all'inizio del mese. Proprio qui, in un piccolo scrigno di piombo, è contenuto l’elemento 90, torio, torio cristallino, bello come diamanti, e, naturalmente, radioattivo - da qui il cofanetto di piombo.

All’inizio dell’anno, nelle settimane dopo che ho saputo di avere il cancro, mi sentivo abbastanza bene, nonostante il mio fegato fosse per metà occupato da metastasi. Quando il cancro nel mio fegato è stato trattato nel mese di febbraio con l’iniezione di piccole bolle nelle arterie epatiche - una procedura chiamata embolizzazione - mi sono sentito malissimo per un paio di settimane, poi benissimo, carico di energia fisica e mentale. (Le metastasi erano state quasi tutte spazzate via dall’embolizzazione.) Mi era stata data non una remissione, ma una pausa, un momento per approfondire le amicizie, vedere i pazienti, scrivere, e tornare alla mia terra d’origine, l’Inghilterra. In quel periodo la gente stentava a credere che avessi una condizione terminale, e potevo facilmente dimenticarmene io stesso.

Questo senso di salute ed energia ha cominciato a declinare tra maggio e giugno, ma sono stato in grado di festeggiare il mio 82° compleanno in grande stile. (Auden diceva che bisogna sempre festeggiare il proprio compleanno, non importa come ci si sente.) Ma ora ho qualche nausea e perdita di appetito; brividi nel corso della giornata, sudorazioni notturne; e, soprattutto, una stanchezza diffusa, con improvviso senso di sfinimento se esagero le cose. Continuo a nuotare tutti i giorni, ma più lentamente ora, dato che sto cominciando a sentire un po' il fiato corto. Potevo negarlo prima, ma ora so che sono malato. Una TAC il 7 luglio ha confermato che le metastasi non solo sono ricresciute nel mio fegato, ma si sono ormai diffuse anche altrove.

Ho iniziato un nuovo tipo di trattamento - immunoterapia - la scorsa settimana. Non è priva di rischi, ma spero che mi darà qualche altro mese buono. Ma prima di iniziarlo, volevo divertirmi un po’: un viaggio in North Carolina per vedere il meraviglioso centro di ricerca sui lemuri presso la Duke University. I lemuri sono vicini al ceppo ancestrale dal quale sono nati tutti i primati, e sono felice di pensare che uno dei miei antenati, 50 milioni di anni fa, era una piccola creatura che viveva sugli alberi non molto dissimile dai lemuri di oggi. Amo la loro vitalità salterina, la loro natura curiosa.

Accanto al cerchio di piombo sul mio tavolo c’è la terra di bismuto: bismuto naturale dall’Australia; piccoli lingotti di bismuto a forma di limousine da una miniera in Bolivia; bismuto fuso raffreddato lentamente per formare bei cristalli iridescenti terrazzati come un villaggio Hopi; e, in un’allusione a Euclide e alla bellezza della geometria, un cilindro e una sfera in bismuto.

Il bismuto è l’elemento 83. Non credo che vedrò il mio 83° compleanno, ma sento che c'è qualcosa di speranzoso, qualcosa di incoraggiante, nell’avere un po’ di "83" in giro. Inoltre, ho un debole per il bismuto, un metallo grigio modesto, spesso non considerato, ignorato, anche dagli amanti del metallo. I miei sentimenti come medico per i maltrattati o gli emarginati si estendono nel mondo inorganico e trovano un parallelo nel mio affetto per il bismuto.

Quasi certamente non vedrò il mio (84°) compleanno del polonio, nè vorrei del polonio in giro, con la sua intensa radioattività omicida. Ma poi, all’altro capo del tavolo - la mia tavola periodica - ho un bellissimo pezzo di berillio (elemento 4) per ricordarmi della mia infanzia, e di quanto tempo fa la mia vita, quasi finita, è iniziata.

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Oliver Sacks è professore di neurologia presso la New York University School of Medicine e, più recentemente, autore del libro di memorie "In movimento" [N.d.T.2]


Note del Traduttore
N.d.T.1: Paradiso perduto, libro VII
N.d.T.2: Collana Biblioteca, Adelphi, Milano, 2015 (in pubblicazione a ottobre)

2 commenti:

  1. Ottima traduzione di un bellissimo articolo di Oliver Sacks
    Silvia, permettimi di ringraziarti, mi dai l'opportunità di farlo leggere a mia moglie che adora Sacks ma non legge in inglese.
    Saluti

    -Antonio Bardi-

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